GIUSEPPE LO SCHIAVO - Il visibile e l'istante
- testo pubblicato sul sito fotobiettivo.it storie #03 -
Così come il poeta aspetta l’attimo della passione per dar vita alla sua ispirazione, per raccontare ed esprimere il valore delle sue emozioni con le giuste parole, Giuseppe Lo Schiavo trasforma questa attesa del pensiero in istanti visibili, esclusivi, concedendo allo spettatore la possibilità di leggere ed osservare questa storia da un punto di vista privilegiato: i suoi occhi. Un percorso, una continua ricerca tra il visibile e l’istante, tra il significato che diventa senso, espressione, rivelazione di un nuovo mondo immaginario e la realtà, dalla quale l’artista genera la sua poesia visiva. Il risultato sono delle fotografie che diventano racconti da sfogliare, che seducono il presente per avventurarsi al di là di una semplice e nostalgica testimonianza.
Osare, nel tentativo non di sorprendere. Osare per attraversare con una sensibilità emozionale le coscienze, nella consapevolezza, come nel progetto Wind Sculptures, di rivelare, scoprire quella fierezza e recuperare quella dignità di appartenere alla natura, ad una forza generatrice, alle sue energie. Ciò avviene tramite una connessione costruita con una storia attuale, quella dell’arrivo dei migranti attraverso le vie del mare e l’utilizzo della coperta isotermica che diventa strumento, grembo che accoglie e protegge e ci rende tutti uguali.
Giuseppe Lo Schiavo interpreta questa immagine mediatica spogliandola da tutti i contenuti violenti, morbosi, privandola del dolore e decidendo di diventare interprete in prima persona di quell’incontro sottile, poetico tra la natura perfezione assoluta e l’imperfetta creatura custode di emozioni che non indietreggia, non cede davanti al creato, ma al contrario si sente parte di quell’armonia. Lotta con il tempo. Recupera quella memoria. Pone rimedio. L’immagine è fermata in una sequenza di dieci scatti al secondo, capaci di fissare, il vigore e la potenza di questo incontro, esaltato dal paesaggio circostante che magnifica la scena e ne diventa protagonista. Il gesto fotografico si evolve, diventa non solo comunicazione visiva ma linguaggio rivelatore di quella voglia di ritrovarsi in sintonia, in questo caso con il creato, e riuscire a vivere fino in fondo quel pensiero di appartenenza e condivisione.
Nel ciclo WIND SCULPTURES, realizzato in Italia, Regno Unito, Grecia, Svizzera, Portogallo, Francia, Islanda, (ciclo ancora aperto) ogni singola memoria che ci viene raccontata diventa imprevedibile ed irripetibile. Portatrice di pensieri, di attimi che l’artista raccoglie in una sequenza performativa di forte impatto emotivo, dove si compie la sintesi perfetta tra immagine e poesia. Il sodalizio fotografia-poesia si compone in tutto e per tutto nel percorso di Giuseppe Lo Schiavo che utilizza atipicamente il mezzo fotografico per decodificare un’idea che prende forma attraverso una visione di una nuova realtà, che viene immaginata con la mente, vissuta concettualmente per poi essere compiuta. Un processo onirico generato mediante la forza dell’immagine fotografica che sopraggiunge e si connette alla realtà poetica grazie alla creatività dell’artista che trasforma la realtà tangibile. Tutto nasce dal legame incontrovertibile tra la realtà visiva e il continuo dialogo con l’io sensibile (che ritroviamo anche nel ciclo AD VIVUM), che si traduce in un componimento di energie, di verità, di una feconda ed eloquente gestualità carica di vibrazioni che ci vengono restituite nella fotografia. La delicatezza di questa esperienza, di questa ricerca trova spazio nell’arte di Giuseppe anche nella realizzazione di installazioni, che spesso accompagnano le sue esposizioni, come nel caso dell’opera “Ode to nature” realizzata per la mostra in Lussemburgo. In questo lavoro nuovi stimoli vengono concessi allo spettatore. L’immagine si evolve, diventa materia concreta tangibile in grado di trasportare il pensiero di chi osserva in quei luoghi, dove l’artista mette in scena quell’alleanza, quell’attesa. La natura spenta, distrutta che si fonde e ritorna alla vita grazie alla scienza. Una splendida sincerità generata dove l’idea si evolve e diventa immagine da tramandare, da concedere; dove c’è spazio alla fantasia, a quella narrazione visiva, che implica sempre qualcosa di personale. Un confronto ed una sinergia, che l’artista comprende, quella tra la poesia e la fotografia capace di ripristinare quella relazione-unione con il presente, con le proprie passioni con la propria identità.
Un viaggio alla riscoperta di quella corrispondenza, di quell’armonia e di quell’equilibrio che vede l’uomo con le sue debolezze e le manie compiere una danza. La danza dell’alleanza e del ritorno a casa, plasmata dal vento che foggia e da forma alla coperta isotermica. Giuseppe Lo Schiavo nel suo percorso annulla le apparenze, azzera ogni surrogata superficialità per diventare custode di quella fiducia che prende forma nella soavità di un movimento che viene interpretato e catturato nelle sue fotografie con estremo talento. Un percorso che lega immagine e poesia che diventa linea di confine, stato d’animo, suggestione metafisica (come nel ciclo Levitation, di chiara ispirazione Magrittiana) carico di significati allegorici e simbolici, che viene per prima cosa filtrato dagli occhi (dell’artista) e concepito dalla creatività e dalla MEMORIA, che diviene, come scrisse Baudelaire “le sentiment parfait de la forme”. Giuseppe con le sue fotografie diventa poeta delle emozioni, dell’immagine che diventa sensibilità, riuscendo però a svelare e celare nello stesso tempo il significato più profondo della sua ricerca. Poiché a tutti è concesso il piacere della poesia e della sua eredità, a pochi la possibilità dell’intesa.
Roberto Sottile
Critico d'Arte