SLANG SEGMENTI DI ARTE CONTEMPORANEA
Nel linguaggio dell’arte la contaminazione culturale, a cui oggigiorno assistiamo, vive attraverso strutture complesse in continua mediazione con ciò che il mercato globale impone. Poiché il linguaggio e le esigenze si trasformano, anche l’arte ed aspetti della cultura, devono essere capaci di svilupparsi e mescolarsi in questo presente contemporaneizzante. Questa metamorfosi, figlia di una nuova sperimentazione e di una ricerca creativa, vive oggi un momento importante attraverso l’evoluzione del percorso del linguaggio artistico. Così, come per la lingua parlata, il termine slang individua quell’insieme di espressioni che appartengono ad una nuova idea di comunicazione, che trascende dall’appartenenza standard a un idioma riconoscibili, anche per l’arte è possibile identificare un pidgin, cioè quell’intreccio di linguaggi, in questo caso visivi, che danno vita ad un vero e proprio lessico artistico. Le pagine che seguono, suggeriscono e propongono un segmento selezionato di questo nuovo slang dell’arte contemporanea in Calabria, ponendo l’attenzione verso una generazione di artisti cresciuti in un tempo di “neomodernità” contemporanea, disseminato da esperienze di continuità contrapposte a nuove convivenze e rivoluzioni artistiche. Questo nuovo approccio alla sintesi, all’equilibrio delle forme e dello spazio, dialoga con percorsi più metodici, fondendosi in traiettorie specifiche capaci di rappresentare nell’insieme un tassello di quel patchwork, che si trasforma e diventa più in generale linguaggio dell’arte.
Questo rapporto tra equilibrio e idea, viene ben rivelato dalle opere di Giuseppe Negro, che propone uno spazio irreale, “pensato”, inscindibile, ma allo stesso tempo spezzato da una pittura capace di rieducare e abituare al legame tra forma e realtà. Ernesto Spina ed Elda Longo, invece, interpreti quasi ossessivi di una nuova ed efficacia ricerca che vede nelle opere di Spina, la riconoscibilità e ripetizione delle forme in una clonazione inarrestabile e incessante; in quelle di Elda Longo, il fondersi di slang artistici differenti come la fotografia e il mosaico, che dialogano attraverso una nuova forma resa pixel capace di distruggere l’immagine per ricostruirla e costituirla in un nuovo ordine. Forma e spazio, dunque, assumono sempre più un ruolo di asse portante nelle ricerche e nelle sperimentazioni artistiche. Ciò produce il duplice effetto: da un lato affina e accresce l’utilizzo di nuove materie per ottenere nuove forme, dall’altro contribuisce a una trasposizione della forma-materia ripristinata e articolata in sequenze e soluzioni diverse, come nel caso dell’installazione di Sonia Talarico con i suoi ciocchi di legno, oppure le “carte” colorate di Maria Teresa Gallo, imbevute e pervase da un tratto pittorico accorto e abile. Questi dialoghi visivi, segmenti di una mappa più articolata e complessa, non rinunciano mai al sapore della bellezza, senza però mai dimenticare di coniugare il rigore creativo con l’idea di una continuità libera, capace di accompagnarci verso un ritorno immateriale e concettuale di una nuova arte. La ricerca di questi nuovi confini fa strada a quella filosofia delle arti che deve competere e misurarsi quotidianamente con la velocità fast food della società globalizzata. Per questa ragione nelle opere di Vincenzo Paonessa, dominate dalle mappe nautiche astronomiche, particolare distintivo della sua ricerca artistica, ritorna quello stupore e quella meraviglia verso uno spazio finito, immaginario, segnato da una rotta vibrante ma al contempo silenziosa, quasi in netta contrapposizione con le smania e le ansie contemporanee. Queste sperimentazioni, sono il risultato di un percorso fatto di osservazione, di attese e riflessioni capaci di produrre e generare un pensiero di gusto artistico attraversato da esperienze razionali ed evoluzioni di stile a cui attingono anche Fabio Nicotera e Domenico Cordì. Nei lavori di Nicotera, la sintesi di questa sperimentazione e ben visibile grazie a nuovi materiali che interagiscono e si intersecano con un linguaggio artistico vigoroso ma compiuto con una costruzione che risulta misurata. Dall’altro canto, Domenico Cordì, plasma e modella una riflessione concettuale di forte impatto visivo. Come un tessuto irregolare le sue creazioni prendono vita occupando lo spazio dell’oggetto-soggetto, costringendolo a diventare materia d’arte. Paradigma significativo è l’utilizzo di una carriola carica di materia che si rigenera e si trasfigura in tante maschere: un rimando ricorrente all’esigenza di andare oltre la forma per cercare di liberare lo spazio interiore.
Roberto Sottile
Critico d’Arte
testo in catalogo, Slang Segmenti di arte contemporanea, Museo del Presente, Rende 2010)
- Domenico Cordì, Sebastiano Dammone Sessa, Maria Teresa Gallo, Elda Longo, Giuseppe Negro, Fabio Nicotera, Vincezo Paonessa, Ernesto Spina, Sonia Talarico -