APPUNTI DEL GRAND TOUR - (Calabria: paesaggio e territorio)
testo in catalogo VOYAGERE PITTORESQUE, LA CALABRIA NELLE INCISIONI DI SAINT-NON)
"Vedo quanto sia difficile giudicare un paese, lo straniero non vi riesce e l'abitante solo con difficoltà" - Goethe -
L’espressione Grand Tour venne usata per la prima volta da Richard Lassels nel suo "Voyage of Italy" pubblicato nel 1670. Non solo Roma, Firenze, Padova, Bologna, Venezia, ma anche il sud Italia con la Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia, ci lasciano testimonianze di importanti viaggi documentati. Nel 1549 l’inglese Thomas Hoby da Firenze arrivò a Roma poi a Napoli per giungere in Calabria e in Sicilia annotando diverse osservazioni su usi e costumi ma anche sull’architettura e la scultura rinascimentale. Tra il 1664 e il 1665 la Calabria è documentata nel viaggio via mare dell’artista olandese Wilem Schellinks che arrivò a Scilla, Tropea, Amantea e Paola. Qualche anno dopo l’abate Giovanni Battista Pacichelli nato a Roma nel 1641, nel 1693 raggiunse la Calabria realizzando per l’epoca la cronaca più dettagliata della nostra regione: Gerace, Amantea, Cosenza, Bova, Tropea, Bisignano, Cariati, Mileto, Polistena, Stilo e Tortora sono solo alcune delle mete raggiunte nel suo viaggio. Nel Settecento l’Italia meridionale vive una nuova fase di interesse grazie alle scoperte archeologiche di Ercolano nel 1738 e Pompei nel 1748; al viaggio commissionato da Ferdinando IV di Borbone a Philipp Hackert chiamato a ritrarre i porti del Regno di Napoli iniziando da quelli della Puglia; la pubblicazione di Winckelmann sui templi di Agrigento nel 1759 che misero l’accento sulla bellezza delle architetture siciliane e sui paesaggi naturali; la pubblicazione del “Voyage Pittoresque ou description du Royaume de Naples et de Sicilie” nel 1781-86 (di cui si avranno due successive edizioni nel 1795-98 e nel 1829) a seguito della spedizione nel sud Italia che Jean-Claude Richard meglio noto come Abbè de Saint-Non nel 1778 affidata a Dominique Vivant-Denon (Corigliano, Sibari, Melissa, Strongoli, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, Crotone, Capo Colonna, Catanzaro, Squillace. Roccella, Gerace, Locri, Reggio Calabria sono solo alcune delle tappe calabresi dell’esplorazione); fino a giungere al terremoto del 1783 che sconvolse la Calabria. L’interesse per le rovine della “Grande Grèce” dopo il sisma, riportarono prepotentemente la Calabria al centro degli itinerari dei viaggiatori che giungevano da tutta Europa per essere testimoni, in un paesaggio quasi incantato a tratti romantico, di un territorio distrutto dalla forza della natura. Se il secolo dei Lumi ridefinì il senso di un nuovo Grand Tour nel meridione, ed in particolar modo in Calabria, che veniva intrapreso non solo da giovani eruditi impazienti di accrescere le proprie conoscenze, ma anche da viaggiatori che partivano per il piacere dell’ignoto e della scoperta, l’Ottocento sostituì il mito classico con la miseria e l’arretratezza, i drammatici paesaggi sconvolti dal terremoto con il pericolo di una terra violenta che nel 1806 Augustin Creuzé de Lesser definiva insieme alla Sicilia “Africa”. Ciò non scoraggiò giovani aristocratici e non, ad arrivare in Calabria invogliati dalla prospettiva di un viaggio legato alle meraviglie della natura, a percorsi ignoti che portarono alla rivalutazione di un nuovo paesaggio. Le testimonianze scritte e le immagini giunte a noi come fonti documentarie del meridione d’Italia, in particolar modo della Calabria, da importanti studiosi ed eruditi come Alexander Dumas che nel 1835 da Villa San Giovanni attraversò Scilla, Pizzo, Maida per raggiungere Cosenza, che quasi cento anni prima nel 1743 Giacomo Casanova descriveva come una città dove “Ci sono nobili ricchi, belle donne e persone molto istruite che sono state educate a Napoli e a Roma"; l’archeologo francese Francois Lenormant in Calabria nel 1879; George Gissin nel 1897 con “Sulle rive dello Jonio” dove descrisse un viaggio nell'Italia meridionale alla ricerca della Magna Grecia; il “Diario di un viaggio a piedi” con i paesaggi litografici di Edward Lear che nel 1847 visitò parte della provincia di Reggio Calabria, giungendo perfino al Santuario della Madonna di Polsi, (dopo aver fatto tappa a Scilla, Palmi, Bagnara), ci restituiscono una Calabria diversa – e poco conosciuta anche ai calabresi – che diventa meta dei viaggiatori del Grand Tour e non solo sentiero impervio di passaggio per raggiungere Palermo e Napoli.
Roberto Sottile
Critico D'arte