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GIULIO TELARICO, UN'OPERA, IL SENSO DI UN PERCORSO


GIULIO TELARICO, UN'OPERA, IL SENSO DI UN PERCORSO di Roberto Sottile. pubblicato su "doppia corsia" anno 2014 n°32 sett-ott Un continuo dialogo, quasi una conversazione tra la forma della figura e la struttura del segno della parola, che si incastrano nello spazio di moduli che scandiscono la superficie del racconto artistico. Carta, legno, tela, colore, sono questi gli elementi che costruiscono... la ricerca di Giulio Telarico; una ricerca scevra di eccessi per meglio celebrare il rapporto tra il segno presente del linguaggio che muta, e diventa risorsa a cui attingere a piene mani, in modo originale. Il linguaggio che indaga Telarico va oltre l’interpretazione filologica, ciò che interessa è il sapore visivo della graphḗ, quel ductus, cioè il carattere della scrittura nello spazio dell’opera d’arte. Il senso dei racconti di Telarico ci prospettano un viaggio tra l’idea della forma, che esce dai moduli e si rigenera nella memoria del segno, con un percorso artistico che accoglie il giusto equilibrio tra gli elementi che costituiscono l’opera d’arte. Una sorta di alchimia, che attraverso la carta e la tela, il legno e il colore prende forma e diventa creazione. Una creazione che negli ultimi lavori diventa prevalentemente astratta lasciando alla forza del segno il compito di evidenziare il ciclo narrativo. Spazi vuoti, superfici concave o convesse interrotte dalla linearità dei moduli quadrati o rettangolari che mettono in discussione lo spettatore costringendolo in qualche modo a pareggiare i conti con una simbologia concreta e nello stesso tempo mediata dalla mano artistica, che ci viene restituita priva di minutaglie che distruggerebbero la cronaca dell’opera. Sono racconti asciutti, prosciugati dagli eccessi ma carichi di affascinanti suggestioni che accompagnano lo spettatore in un mondo fantastico dove la materia della forma diventa linguaggio e viceversa. Altro elemento da cui non è possibile prescindere per comprendere il lavoro di Telarico è l’utilizzo del colore, che viene impiegato come una sorta di decodificatore dello spazio. I lavori bianchi, così come quelli imbevuti di colore rappresentano una continuità di una ricerca, di una composizione che conserva il gusto di una dimensione, di un pensiero compiuto che anche in lavori più complessi come “la stanza segnata” si arricchisce di ulteriori elementi come il rapporto con l’ombra, l’equilibrio con lo spazio dell’opera e dello spazio in cui l’opera è inserita. Telarico si fa artefice di un percorso costruito su una ricerca attenta e scrupolosa a cui giunge attraverso un cammino graduale che appartiene a quella generazione di artisti che ha come obiettivo comunicare e non stupire con superficialità! Roberto Sottile Critico d’Arte


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