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MILTON BLAS VERANO " IL SAPORE DEL RACCONTO"


Nato a Buenos Aires nel 1984, a soli sette anni si trasferisce in Italia dove nel 2007 consegue il diploma Accademico di primo livello presso l'Accademia di Belle Arti di Catanzaro e, nel 2010 quello di secondo livello in Arti Visive e Discipline per lo Spettacolo. Diverse sono le sue partecipazioni ad importanti mostre e rassegne d’arte. E tra gli artisti selezionati per "Lo Stato dell'Arte", la mostra della 54° Biennale di Venezia nel 2011. È presente nelle mostre "Cultures Maison", Maison des Cultures de Saint Gilles a Bruxelles (2012); "Open Space 1: La Dimensione Umana del Contemporaneo" presso la Galleria Nazionale di Cosenza a Palazzo

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Arnone, (2012); "4th Wall Gallery", 4th Wall Gallery, Los Angeles, USA (2009); "MIUR", Accademia di Belle Arti di Napoli, (2010). "Incubarte, Festival Internacional de Arte, a Valencia in Spagna (2013). Alcune opere di Milton dal 2013 fanno parte delle nuove acquisizioni del MAON, Museo d'Arte dell'Otto e Novecento, di Rende diretto dal Prof. Tonino Sicoli. Attualmente vive e lavora a Londra. Milton non cerca di raccogliere dai suoi ricordi di più, suggerisce di vivere tutto quello che c’è di più bello, e vi riesce grazie al desiderio di rivivere un ritorno, di sciogliere una promessa, di lasciare da parte la razionalità del tempo per abbracciare la semplicità di una vita che tutti vorremmo vivere. Tutto ciò che vi è intorno sembra quasi annullarsi, è allo spettatore-astante non resta che farsi ammaliare da una pittura ed una tecnica, ripulita dal superfluo. La produzione artistica di Milton semina tracce di una professionalità colta, compita ma allo stesso tempo capace di rieducare verso l’idea di una pittura garbatamente carica di passioni e sentimenti. Sembra quasi come frugare in un vecchio baule riposto in soffitta, custode dei ricordi di un tempo passato, di suggestioni, di profumi e ricordi; l’armonia e la piacevolezza nell’osservare le opere di Milton, non viene ostentata, ma si manifesta e resta presente oltre lo sguardo (critico). Milton si fa testimone attento di un “cielo” di stupore - dove tutto appare sospeso - di una poesia quotidiana ricca di sfaccettature e di sorprese a cui è difficile resistere. Tutto quello che ci serve per essere attenti osservatori è capire di più, rendersi conto dei passi in avanti che l’artista percorre per elaborare una pittura che stimola chi osserva alla curiosità, al ricordo. La convenzionalità di soggetti a noi familiari (uomini, donne, bambini, animali, architetture, alberi, macchine), diventano autorevoli grazie ad una esecuzione artistica diligente che persuade ad amare, ad essere attratti dal desiderio di raccogliere il “sapore” del racconto, “il perché” di una riflessione intima che induce Milton, spesso, a privare dello sguardo i suoi personaggi, a proporre una dualità nella scena (bianco e nero), ad eliminare punti di riferimento, ad elaborare contorni a noi familiari feriti dal colore, a colmare la scena grazie all’uso della carta che diventa coprotagonista insieme al colore. La pittura diventa per Milton un modo di amare, per immaginare e raccontare un mondo da aspettare, da sognare, e con le sue storie di carta e di colore decide di affidare allo spettatore-astante, il ruolo di custode di una tradizione da ri-vivere. Milton ci consegna attimi di quotidianità capaci, non si sa il perché, di fissarsi nei nostri ricordi, con lo stupore e la fantasia di un bambino, quando meno te lo aspetti.

Roberto Sottile

Critico D’arte

articolo pubblicato sul sito www.antiquariatoearte.com -


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