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GIUSEPPE NEGRO, AZIONE GESTO SENGO ARTE


Nato a Catanzaro nel 1974, nel 2000 consegue la laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e nello stesso anno partecipa alla mostra dell’Accademia di Belle Arti a cura di Rocco Pangaro, ospitata presso il Complesso Monumentale San Giovanni nella stessa città capoluogo. Nel 2001 partecipa alle collettive di Cosenza alla Galleria l’Unicorno Gallery Club a cura di Tonino Sicoli, e a Roma presso il Centro documentazione ricerca artistica contemporanea Luigi Di Sarro nella mostra “Calabria New Wave” a cura di Tonino Sicoli e Massimo Di Stefano. Espone nel 2003 alla Casa delle Cultura di Cosenza, nel 2005 a Catanzaro nel teatro Masciari e l’anno successivo ad Aieta (CS) a cura di Tonino Sicoli partecipa alla mostra “Ospiti a Palazzo” . Sempre nel 2006 presso l’Università della Calabria partecipa alla mostra “la mano è l’esempio, percorsi nell’arte contemporanea”. Nel 2007 espone a Olevano Romano (RM), al Museo Centro Studi

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sulla pittura di paesaggio europea del Lazio. Nel 2009 è presente al premio internazionale Limen Arte di Vibo Valentia e l’anno successivo partecipa alla collettiva Slang, segmenti di arte contemporanea al Museo del Presente di Rende. Nel 2010 con l’opera Corrado Alvaro entra nella collezione del MAON Museo d’Arte dell’Otto e Novecento, di Rende. Nel 2011 è tra gli artisti calabresi selezionati per la 54ma Biennale di Venezia/Padiglione Italia a cura di Vittorio Sgarbi. Fa parte con Domenico Cordì, Sebastiano Dammone Sessa, Fabio Nicotera, Vincenzo Paonessa, Ernesto Spina del gruppo “SEI SUD”. L’utilizzo di materiali extrapittorici, la contaminazione tra il tempo della memoria e il tempo della modernità, suggeriscono a chi osserva i lavori di Giuseppe Negro, un contatto, una contiguità che elabora una rilettura “delle memorie” recuperate attraverso la celebrazione del ricordo che diventa azione, gesto, segno, arte. Così facendo, il racconto artistico non smette mai di impossessarsi del rispetto delle “origini” in una narrazione che diventa a tratti “sacra” a tratti irriverente. Una sacralità pagana, che trae forza da un simbolismo, per certi versi, visionario che Giuseppe Negro riesce a raccogliere, manifestare, comunicare. Presupposto fondamentale, per accostarsi al percorso artistico che viene portato avanti è cogliere il “rispetto del bisogno di capire”, di rievocare, (ma potremmo anche dire utilizzare), in una nuova “maniera moderna” una storia, un avvenimento, una testimonianza. Ciò fa sì, che le iconografie rielaborate, attraverso l’utilizzo di oggetti comuni ma anche di altri manufatti artistici, tornano in uso nella storia (dell’opera d’arte), che Giuseppe Negro realizza e attraverso la creatività, la tecnica, il gesto artistico, si restituisce dignità alla memoria, al ricordo, all’immagine che diventa arte e testimonianza.

Roberto Sottile

Critico d’Arte

pubblicato su "DOPPIA CORSIA" N°29 (MARZO-APRILE)


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