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Sul palcoscenico di tutte le ipotesi di Francomà

articolo pubblicato sul sito ItaliaNEWS24.it

Apparizioni oniriche, che trasmettono passione, storie da salvare che prendono forma e ci vengono regalate senza censure. Irriverenti personaggi costruiti al limite dei sogni. Idee che consumano il colore che Francomà utilizza senza parsimonia. Una pittura intensa capace di approdare ad una sintesi espressionista postmoderna, dove i riferimenti mitologici delle composizioni sono in perfetta sintonia con quella leggerezza di forme e segni che animano la scena pittorica. L’equilibrio visivo delle sue storie è spezzato da una pittura che cattura e invade lo spazio, sono ricordi che vengono sospinti dalla forza invadente del colore. L’oggettività del racconto narrativo è sconvolto, privo di inizio e fine. Non esiste tempo e ordini di grandezza assoluti, distinzione alcuna tra i personaggi che compaiono in scena.

Si compie nella pittura di Francomà un grande “giudizio”, non certo inquisitore, ne tanto meno, morale. Sono semplicemente momenti che accadono, che l’artista trasforma e reinventa, dimenticandosi apparentemente del mondo, e di ciò che accade fuori. I colori impazziscono sulla superficie dando vita ad una danza di linee e segni che catturano lo sguardo e la mente. Le immagini si ritrovano, prendo posto in scena, restando disponibili ad interpretare ciò che le emozioni personali di ogni spettatore è pronto a trasmettere e vivere. Una ricerca condivisa e continua, da una parte Francomà con le sue donne, i suoi paesaggi costruiti da una natura che non è semplice contorno, ma piatto principale, e dall’altra parte lo sguardo dello spettatore, che si ritrova pervaso dalla leggerezza di corpi sospesi, che riscopre gestualità quotidiane, che viene inebriato dalla carnosità della materia e da una vegetazione rigogliosa che non teme siccità alcuna. Una pittura vera, come vero è Francomà, con la sua voglia di condivisione, con la sua profonda conoscenza della storia dell’arte, e con le sue passioni che generano felicità. Sono ancora vive le sue “fabule” che caratterizzano la sua ricerca artistica che si è irrobustita di esperienze, e di quella maturità della vita che invece di sottrarre colore ne aggiunge di nuovi, di più vivaci ed intensi. Cerca con chi poter fantasticare Francomà, con le tante e possibili storie che attraversano, vivono e prolificano in ogni suo lavoro. Se il colore rappresenta il cardine del ciclo narrativo della sua produzione artistica, la memoria percepita come elemento “primitivo” è pronta a sceneggiare e interpretare ogni soggetto e storia possibile ed immaginabile. È un racconto contemporaneo, un grande affresco grottesco ed affabulatore, che Francomà compone considerando inevitabilmente che ognuno di noi, che ci piaccia oppure no è soggetto al proprio punto di vista. Una prospettiva fortunatamente mutabile e precaria, in continua evoluzione come le storie e tutti i personaggi che popolano ogni tela. Nessuna verità assoluta. Ogni scena narrata da Francomà diventa palcoscenico di tutte le ipotesi, poiché dipende tutto dal modo in cui si guardano e si osservano le cose. È un invito all’incontro, alla riscoperta del coraggio capace di superare le regole, ed uscire con fierezza dal camerino delle comparse per varcare quello dei commedianti protagonisti. Un invito a considerare la fatica, ma anche la soddisfazione nel riuscire a “fregare” la realtà, dipingendola di stravaganza, concedendole le attenuanti della speranza. Sono ritratti, le opere di Francomà, dove ritrovarsi o perdersi. Spiegarsi, oppure semplicemente restare in silenzio.

Dott. Roberto Sottile

Critico d’Arte e Curatore

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